Terzo Paesaggio

Rigenerazione e Ibridamenti

Progetto vincitore del bando “Creative Living Lab – II Edizione”

promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo

 

…per la città, un corpo…

La città è il mondo nel quale “già sempre ci troviamo”: siamo cioè immersi in quella struttura di relazioni, dispositivi soggettivanti e violenze “a bassa intensità”, forma delle nostre metropoli. Questa forma è ciò che ci troviamo e che ci fa sembrare ineluttabili ed ineludibili i nostri destini. La fissità, l’idea che un’altra vita sia impossibile è la tonalità emotiva che frequentiamo nelle nostre case, passeggiando per la città.

La città è quindi questo sentimento di impossibile poiesis delle nostre vite, di cemento infrangibile che ci rende impermeabili alle relazioni, ad ogni possibile respiro comune. Ad ogni possibile “vento di cambiamento”. Per questo motivo abbiamo deciso di affrontare dalle viscere più profonde questa città che abitiamo e che ci abita. Siamo convinti che sia possibile guardare, frequentare, toccare altrimenti i luoghi e gli ambienti che abitualmente attraversiamo; pensiamo sia necessario capire come i nostri corpi si possano comporre differentemente nella e con questa città.

Il corpo è questa esposizione attraverso la quale tocchiamo e guardiamo le cose che ci vengono incontro e che ci sembrano immutabili. E allora sarà proprio a partire dal lavoro sul corpo che proveremo a sondare le possibilità di mutazione, di questo immutabile oggetto che abbiamo di fronte: la città.

“Terzo Paesaggio. Rigenerazione e Ibridamenti” intende dimostrare che è possibile riqualificare aree dismesse e degradate attraverso quella vita autoctona che già vive lì, che qualunque spazio incolto può essere rivitalizzato dando una nuova forma a ciò che c’è già. Intende dunque essere un prototipo per l’intero quartiere di Casal Bertone e zone limitrofe, favorendo la relazione e l’incontro sociale, alla ricerca di nuovi spazi di aggregazione e di vita collettiva, nella promozione della partecipazione e del protagonismo positivo. Lo studio diretto del paesaggio costruirà una nuova geografia, non solo come sorpresa, scoperta e costruzione di un luogo inedito rispetto al territorio fino a quel momento conosciuto, ma anche come esperienza di una differente presenza, un diverso sentimento del tempo, un nuovo modo di stare tra le cose, con le cose, nelle cose.
Il paesaggio, le cose che ci circondano, non sono solo dei fatti che sono lì di fronte a noi. Noi e le cose, noi e il paesaggio abbiamo una relazione diretta, molecolare: reciprocamente ci incontriamo e ci trasformiamo.

Lo studio sul corpo sarà, inevitabilmente, lo studio sulla città: i miei occhi, i miei gomiti non possono che comporsi e scomporsi con i viali, con gli orizzonti dei tetti e dei comignoli, in un “organismo” nel quale la dismisura è ciò che misura le relazioni.

Dove finisce il mio corpo e dove la città organizza la sua periferia?

Crediamo, in altre parole, che il sentimento di questa città che è, che si pone come un cemento infrangibile, sia un sentimento, appunto, che può essere “lavorato”, che può trasformarsi in una conoscenza altra e, quindi, in un sentimento altro. Ma bisogna mettersi in gioco radicalmente, bisogna fare in modo che i nostri corpi si mettano ad ascoltare e ad ascoltarsi in modo da poter guardare ciò che altrimenti sfugge alla vista del consueto.

Si tratta di farci degli abiti nuovi, di vestirci e di vestire con un corpo che rinuncia alle proprie consolidate e definite definizioni.

Un corpo senza nomi è ciò che vogliamo attraversare per provare a guardare la città e quindi noi stessi con occhi rinnovati. Un corpo senza nomi come pratica per provare ad edificare una provvisorietà costitutiva della metropoli, dei soggetti e delle relazioni.

Un corpo senza nomi significherà lavorare ad una archeologia, attraverso la quale riusciremo a cogliere, con uno sguardo, le diverse temporalità in cui questo mondo ci si presenta.

Delle “infinite tracce” impresse
dalla storia nel nostro corpo

Alessandra Gribaldo, Berardino Palumbo e Pino Schirripa
discutono con l’autore Giovanni Pizza intorno al libro

L’antropologia di Gramsci

Corpo, natura, mutazione

WORKSHOP DI TEATRO URBANO

 

Spazio virtuale di ricerca e sperimentazione attraverso il teatro

CITY LIGHTS

 

Laboratorio sulla visione attraverso il cinema

 

con Fabrizio Ferraro e Corrado Chiatti

Costruzione di arredi di riuso creativo

PAESAGGI INVISIBILI

 

cartafoto da viaggio © un gesto, materia che si orienta nello spazio

 

con Pietro D’Agostino

GUASTO, ROTTO CONFUSO

 

laboratorio in due incontri

 

con Cesare Pietroiusti

CORPO A CORPO

 

i nontantoprecisi incontrano l’antropologia di Giovanni Pizza